martedì 8 gennaio 2013

STRATEGIE DI COMUNICAZIONE SU @SENATOREMONTI


Lo sbarco sui social network da parte di Mario Monti si è avuto con la  creazione dell'account Twitter @SenatoreMonti il giorno 23 Dicembre 2012.


Dall'analisi dei pochi tweet e degli hashtag creati viene a delinearsi tutta la strategia di comunicazione adottata dal senatore e dal suo staff.



Già dai primi tweet con l'utilizzo di #salireinpolitica si è voluto elevare ad un piano superiore il ruolo di governo del Paese e di conseguenza relegare il candidato al pari di un comune cittadino. 


L'hashtag inoltre acquista forza e valenza emotiva se contrapposto alla frase di Silvio Berlusconi scendo in campo proferita in varie apparizioni in tv e articoli di giornali all'inizio della sua campagna elettorale.



L'utilizzo delle parole inclusive Insieme e Saliamo vengono invece utilizzate al fine di coinvolgere i propri sostenitori poichè, senza il loro aiuto ed interesse, il medium Twitter in sè non darebbe i risultati sperati.

L'inizio della strategia di ascolto della campagna elettorale avviene Sabato 5 Gennaio 2013 con il lancio di #MontiLive in cui il senatore annuncia di essere disponibile a rispondere alle domande degli utenti Twitter:


Seguono una serie di domande pertinenti e non sulla sua candidatura e sul suo programma politico al quale il candidato si sottopone in maniera equa tra giornalisti, politici, influencer ed utenti comuni.
Data la mole di domande che si susseguono tra le 10.00 e le 13.00 l'ex premier non riesce a rispondere a tutti i quesiti.

Da sottolineare l'uso di  interiezioni e linguaggio informale come dimostrano alcuni tweet:



oppure:


ed infine:


La scelta di un linguaggio giovanile, fresco ed informale, additata da molti come un tentativo maldestro di umanizzare il candidato, è stata invece una scelta vincente che associando l'aplomb di Mario Monti ad esclamazioni giovanili  ha generato reazioni emotive nella maggior parte degli utenti Twitter.

Al di là dei programmi politici e dei contenuti, in una campagna elettorale ciò che conta è provocare sentimenti ed emozioni nell'elettorato, soprattutto negli indecisi. E ciò è avvenuto.


Una prima diretta conseguenza è stato l'aumento di ben 5.000 followers in due ore. Numero che ha continuato a crescere esponenzialmente nelle ore e nei giorni successivi.

Una seconda conseguenza (voluta e cercata) di questa tattica è stata la copertura pressoché totale della notizia da parte dei media elettronici e a stampa che hanno amplificato il fatto dandone eco per tutta la giornata.


Dato il passato politico e le severe scelte di politica fiscale di Mario Monti non era semplice cancellare la figura del tecnico che incide nella carne per il bene del Paese (che nessuno avrebbe mai votato) a favore del candidato che Insieme ai suoi sostenitori Sale in politica ascoltando i bisogni del Paese come descritto in questo tweet:



Arrivano poi i risultati analitici sui temi dei quesiti in una infografica che celebrano il #MontiLive come il primo Question Time di un candidato premier in Italia.

Ottima strategia di comunicazione disintermediata che ha avuto come obiettivo informare e far partecipare alla cosa pubblica i cittadini possibilmente prima e al posto degli altri media tradizionali.

Una scelta antecedentemente attuata in U.S.A. da Barack Obama con la sua partecipazione a sorpresa sul sito di social news Reddit nel quale si è voluto preferire l'aspetto one to one senza intermediari come strategia politica.

lunedì 26 novembre 2012

L'INFLUENTE SUD


E' molto interessante notare come in Italia la logica del dividi et impera si sia protratta fino ai giorni nostri causando danni e penetrando nelle coscienze degli italiani a tal punto da essere divisi all'interno di uno stesso schieramento.

Fin qui niente di nuovo. Le correnti all'interno di un partito sono sempre esistite così come le diversità territoriali italiane. Non è un'eccezione il fatto che si sia creata una divergenza all'interno del PD tra Renziani e Bersaniani.

Ciò che ho trovato di pessimo gusto all'indomani dei risultati delle primarie del PD sono stati alcuni commenti poco lucidi in merito al vantaggio di Bersani nelle regioni del Sud Italia. Si è fatto presto ad imputare la sua superiorità di voti proprio in quelle regioni a fattori come: clientelismo, arretratezza psicologica, rigidità di schemi o assenza di meritocrazia.

Ecco i più rappresentativi:



Sarebbe stato istruttivo e qualificante approfondire il discorso con l'autore del tweet che molto probabilmente ignora le logiche dei social network per cui non interagisce con i suoi followers sul tema.



Qui invece ho raccolto lo sfogo di una blogger (Alessandra Farabegoli) :



Mi chiedo se l'autrice del post non abbia sbagliato appartenenza politica; dal suo tono e dalle sue idee secessioniste si evince ben poco di DEMOCRATICO.


Forse il dato politico venuto fuori dal primo turno di primarie non è stato gradito a molti e ciò ha dato sfoggio ad invettive qualunquiste e fuori luogo contro il Sud Italia forte sostenitore di Bersani. Eccone una raccolta:






La questione pone diversi spunti di riflessione critica: uno schieramento politico che negli ultimi anni ha fatto dell'antiberlusconismo e dell'unità italiana il proprio motto, come può convivere con questi sentimenti latenti?


Perchè il Mezzogiorno viene accusato di clientelismo (presente anche al Nord) se vota Bersani?
Magari Matteo Renzi non ha incluso politiche convincenti nel suo programma a favore del Sud?
Magari non è riuscito ad intercettare bene le problematiche del Meridione? 
Forse è più facile trincerarsi dietro facili luoghi comuni che affrontare la realtà.


Ovviamente la questione non può essere generalizzabile poichè molti sostenitori del sindaco fiorentino hanno capito i limiti della campagna elettorale ponendosi in maniera costruttiva di fronte al problema senza irrigidirsi sulle proprie posizioni.


Tuttavia il trend che inizia a delinearsi non è dei più rosei e la dialettica impostata sul noi/loro non porterebbe a nulla di buono se non alla radicalizzazione di antichi rancori appartenenti ad altre ideologie politiche che nulla hanno a che fare con il Partito Democratico.

sabato 13 ottobre 2012

STORYTELLING E SOCIAL MEDIA: UN CONNUBIO AUSPICABILE


Lo storytelling o arte della narrazione ha un'origine molto antica che affonda le radici nella notte dei tempi. I racconti e le storie sono sempre stati presenti nella storia dell'umanità ricoprendo un ruolo fondamentale nella trasmissione delle culture e nella didattica dei bambini.

La tecnica della narrazione viene utilizzata tanto in contesti economici al fine di creare legami, identità o come espressione di vision aziendali, quanto in contesti politici sottoforma di narrazione biografica con risultati molto soddisfacenti. Lo storytelling risulta essere così efficace poichè è un tipo di comunicazione piutttosto semplice, naturale e molto fluida.

I nuovi social media costituiscono un'ottima opportunità per la narrazione di storie on line. Un servizio molto pratico ed efficiente a tal proposito ci viene fornito da Storify, un sito web che consente di creare delle storie aggregando notizie provenienti dai social network , con la possibilità di inserire foto da Flickr, Tumblr o altri e video da Youtube e simli.

Nel collage, strutturato su una timeline, si possono inserire i propri commenti dando così origine ad un racconto di storie o eventi ricco di immagini, testi e video provenienti dall'immenso bacino della rete.


Storify oltre a costituire un valido strumento di citizen journalism  può trasformare la comunicazione di un candidato politico in un racconto crossmediale completo, usando il linguaggio evocativo delle immagini, il testo ed il video in un'unica soluzione. Esempi sono il canale storify di Barack Obama e quello di Matteo Renzi.

mercoledì 10 ottobre 2012

UN'APP PER IL CANDIDATO


Sulla scia della convergenza mediatica le applicazioni smartphone legate ai candidati politici sono diventate una realtà. Tutto inizia dalla campagna Obama 2008 in cui venne rilasciata un'app scaricabile dall'Apple store che consentiva ai cittadini di trovare gli uffici dedicati alla campagna elettorale più vicini ad essi.


La ratio di fondo era quella di costruire e mantenere una comunità mobile di sostenitori al fine di partecipare fisicamente alla campagna. Questa app era in grado di:

  •  ricevere aggiornamenti sulla campagna elettorale                 
  •  trovare il comitato elettorale più vicino tramite GPS                  
  • contribuire economicamente tramite donazione                 
  •  comunicare con gli altri elettori tramite i social network


La nuova applicazione rilasciata per la campagna del 2012 invece risulta essere molto più rinnovata graficamente e più completa nelle funzioni, infatti ora vi è la possibilità di:


  • ottenere informazioni sulle politiche del Presidente e sugli obiettivi raggiunti dal 2008 ad oggi
  • avere a portata di mano tutti gli incontri elettorali con tanto di mappe
  • recuperare informazioni sul volontariato a sostegno della rielezione del Presidente coinvolgendo amici o parenti alla causa
  • ottenere il regolamento per il voto in tutti gli Stati
  • condividere le informazioni su tutte le piattaforme di social network

Sono tendenze che vengono colte in parte dal panorama politico italiano, come l'app di Maurizio Lupi o quella di Federico Frigato , a volte impreparato o scettico di fronte alla comunicazione politica on line.


Anche se i potenziali fruitori della politica sulla rete in Italia sono una piccola fetta di popolazione se paragonati a quelli di altri Paesi come gli Stati Uniti, essi hanno raggiunto una numerosità tale per cui i partiti ed i candidati non possono non curarsene, sopratutto in vista di una crescita futura.

martedì 9 ottobre 2012

IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA


Dopo le elezioni americane del 2008 giocate sulle prime avvisaglie di social network e perfezionate ora nella campagna per le presidenziali 2012 tra Obama e Romney, tutte le competizioni elettorali europee e non, si sono sempre più avvalse dell'ausilio dei nuovi media, passando inevitabilmente su social network, blog,siti personali ed applicazioni per smartphone.


In Italia vi è ancora una serie di motivi per i quali ancora non si sfruttano pienamente i new media nelle competizioni elettorali, primo fra tutti il Digital Divide, per cui vi sono ancora parecchie zone geograficamente non raggiunte da ADSL; in secondo luogo l'analisi sui media più utilizzati nel nostro paese fa emergere il primato incontrastato della TV. Da ciò si evince come una qualunque campagna elettorale non può non considerare questo dato e su di esso costruire una strategia adeguata.


I tre candidati alle primarie del PD saranno molto probabilmente: Pierluigi Bersani segretario nazionale del partito, Matteo Renzi attuale sindaco di Firenze e Nichi Vendola presidente nazionale di SEL e presidente della regione Puglia.


Nichi Vendola è stato uno dei primi politici italiani ad utilizzare il Web 2.0 come primo strumento di comunicazione e di coinvolgimento degli elettori (dalla sua pagina Facebook a quella Twitter i numeri di fan/followers parlano chiaro). Matteo Renzi dalla campagna per le amministrative di Firenze nel 2009 alle primarie del PD oggi, ha dimostrato una certa familiarità nell'uso dei social media nonchè un'ottima comunicazione verbale tanto da richiamare palesemente campagne d'oltreoceano. Pierluigi Bersani è l'unico dei tre che pur essendo presente sui vari social network propone un tipo di comunicazione di tipo tradizionale; presenta un'immagine di leader piuttosto classica e forse per questo motivo ci appare più rassicurante di Renzi e Vendola.


E' chiaro che ognuno dei tre propone ed attua una strategia comunicativa differente e con essa tenta di aggiudicarsi i voti degli indecisi e dei fuggitivi, tuttavia  bisogna considerare che saltare sul carro dei social solo  perchè ciò ha funzionato nelle campagne americane non sempre è la scelta vincente. Il Web 2.0 nelle competizioni americane sottostava alla necessità di far arrivare il messaggio politico ad elettori collocati geograficamente lontani l'uno dall'altro e rappresentava forse l'unico tentativo che la classe politica americana poteva attuare contro la crisi dei partiti, delle ideologie e del conseguente astensionismo degli elettori.


L'Italia presenta caratteristiche differenti dalle quali non si può prescindere...Chissà se Bersani apparentemente da rottamare non sia stato invece lungimirante?