Dopo le elezioni americane del 2008 giocate sulle prime avvisaglie di social network e perfezionate ora nella campagna per le presidenziali 2012 tra Obama e Romney, tutte le competizioni elettorali europee e non, si sono sempre più avvalse dell'ausilio dei nuovi media, passando inevitabilmente su social network, blog,siti personali ed applicazioni per smartphone.
In Italia vi è ancora una serie di motivi per i quali ancora non si sfruttano pienamente i
new media nelle competizioni elettorali, primo fra tutti il
Digital Divide, per cui vi sono ancora parecchie zone geograficamente non raggiunte da
ADSL; in secondo luogo l'
analisi sui media più utilizzati nel nostro paese fa emergere il primato incontrastato della
TV. Da ciò si evince come una qualunque campagna elettorale non può non considerare questo dato e su di esso costruire una strategia adeguata.
I tre candidati alle primarie del PD saranno molto probabilmente: Pierluigi Bersani segretario nazionale del partito, Matteo Renzi attuale sindaco di Firenze e Nichi Vendola presidente nazionale di SEL e presidente della regione Puglia.
Nichi Vendola è stato uno dei primi politici italiani ad utilizzare il Web 2.0 come primo strumento di comunicazione e di coinvolgimento degli elettori (dalla sua pagina
Facebook a quella
Twitter i numeri di fan/followers parlano chiaro).
Matteo Renzi dalla campagna per le amministrative di Firenze nel 2009 alle primarie del
PD oggi, ha dimostrato una certa familiarità nell'uso dei
social media nonchè un'ottima comunicazione verbale tanto da
richiamare palesemente campagne d'oltreoceano.
Pierluigi Bersani è l'unico dei tre che pur essendo presente sui vari social network propone un tipo di comunicazione di tipo
tradizionale; presenta un'immagine di leader piuttosto classica e forse per questo motivo ci appare più rassicurante di Renzi e Vendola.
E' chiaro che ognuno dei tre propone ed attua una strategia comunicativa differente e con essa tenta di aggiudicarsi i voti degli indecisi e dei fuggitivi, tuttavia bisogna considerare che saltare sul carro dei social solo perchè ciò ha funzionato nelle campagne americane non sempre è la scelta vincente. Il Web 2.0 nelle competizioni americane sottostava alla necessità di far arrivare il messaggio politico ad elettori collocati geograficamente lontani l'uno dall'altro e rappresentava forse l'unico tentativo che la classe politica americana poteva attuare contro la crisi dei partiti, delle ideologie e del conseguente astensionismo degli elettori.
L'Italia presenta caratteristiche differenti dalle quali non si può prescindere...Chissà se Bersani apparentemente da rottamare non sia stato invece lungimirante?